Non possiamo controllare ogni cosa... però possiamo affrontare l'incertezza

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Rut Roncal, psicologa, coach, esperta HR e manager presso Cegos Spagna, in questo articolo tratta il tema dell’incertezza. Analizza il rapporto che le persone hanno con questa sensazione e prova a delineare un percorso di comprensione, accettazione e superamento dei sentimenti negativi ad essa collegati.

Se c'è qualcosa che a tutti crea un senso di destabilizzazione generale, è sicuramente l'incertezza. In qualsiasi aspetto della nostra vita, preferiamo muoverci all'interno di scenarisicuri, chiari e certi. Per questo motivo, quando ci troviamo di fronte a una situazione che non comprendiamo, ricorriamo all'elaborazione di ipotesi e congetture.

Inoltre, tendiamo a mettere in pratica azioni volte a eliminare l'incertezza, consciamente o inconsciamente. Ciò accade perché si tratta di qualcosa che ci confonde e che talvolta, a seconda dei casi, genera stress.

incertezza

Cos'è l'incertezza?

Si può definire come l'opposto di certezza; come dubbio o indecisione; come caso, contingenza, aspettativa, assenza del bisogno inteso come determinazione... ovvero quando non sappiamo dove andare, cosa fare, cosa pensare o cosa dire; quando non sappiamo dove indirizzare i nostri sforzi perché non riusciamo a fare chiarezza su ciò che è davvero importante.

"L'incertezza ci circonda costantemente, sia che porti con sé stress e ansie oppure no. Viviamo e non possiamo controllare tutto"

Dal momento in cui nasciamo, siamo preparati a comprendere il nostro ambiente con una certa logica e coerenza.  Cerchiamo di costruirci dei modelli secondo i nostri paradigmi:  quando osserviamo qualcosa, il nostro subconscio lo elabora e ne trova una logica intrinseca. A volte tale processo può incontrare degli ostacoli e allora il subconscio “lotta” finché non trova quel modello che rende l'evento "coerente" con il nostro paradigma o il nostro modo di vedere le cose.

Quando ciò che ci accade è mediato dal nostro ambiente lavorativo / sociale / familiare o dalle relazioni con le altre persone … sorgono delle complicazioni. La nostra logica infatti è sicuramente insufficiente: ci poniamo domande a cui talvolta si riesce a dare una risposta, ma talvolta no.

Siccome l'incertezza può generare stress, capita di non avere abbastanza pazienza per concederci del tempo per riflettere e fare chiarezza su ciò che ci accade. Lo stress ci porta a cercare risposte immediate e spesso affrettate: per questo poi accadono vere e proprie catastrofi generate da decisioni impulsive. Il rischio è quello di intraprendere in un percorso ancora più incerto o, ancora peggio, pieno di certezze opposte alla nostra volontà.

È per questo motivo che gli indovini o le chiromanti sono così richiesti. La disperazione porta a cercare disperatamente delle risposte e il desiderio di aggrapparsi a qualcosa, qualsiasi cosa, ci fa credere perfino che la "magia" esista. Tutto questo per eliminare le paure generate dall'incertezza.

L'incertezza ci circonda costantemente, con o senza crisi. Viviamo e non possiamo controllare tutto.

Questo mi ricorda una riflessione filosofica di Eraclito: non si può fare il bagno due volte nello stesso fiume, perché sia il corpo sia l’acqua del fiume non saranno più gli stessi. Da ciò deduciamo che il mondo cambia continuamente e che proprio mentre il fiume cambia, anche noi cambiamo, aumentando le possibilità di creare incertezza attorno a noi.

Ma allora, cosa possiamo fare?

Dobbiamo ritagliarci del tempo per riflettere, per parlare, chiedere, ascoltare e poi domandarci: cosa voglio veramente? Perché è questo che definirà il piano principale. Se c'è qualcosa che vogliamo veramente, vale la pena lottare per ottenerla; altrimenti sarebbe il caso di porci un’altra domanda: se non è questo che voglio... allora cosa voglio?

influenza: preoccupazione e influenza

A questo punto raccomanderei un concetto che S. Covey spiega nel suo libro "The 7 Habits of Highly Effective People”: la sfera di influenza e la sfera di preoccupazione. Covey analizza cosa dipende da noi (s. influenza) e cosa no (s. preoccupazione), domandandosi “come agiamo verso ciò che è nella nostra sfera di preoccupazione?”

Dovremmo innanzitutto assicurarci di non poter davvero agire su questo ambito. L’obiettivo infatti è quello di passare il prima possibile dalla preoccupazione all'azione, poiché il semplice fatto di essere nel campo della preoccupazione toglie risorse e ci impedisce di agire.

Il consiglio è quindi quello di concentrarsi principalmente su ciò che è nella nostra sfera di influenza e cercare anche di intervenire in quelle cose che sono invece in quella di preoccupazione. Ad esempio, se siamo preoccupati per la salute dei nostri figli, ciò che possiamo fare è assicurare loro una dieta equilibrata, esercizio fisico, abitudini sane, controlli medici periodici ecc. Quindi, anche se è presente comunque uno scenario di incertezza, almeno sappiamo di star facendo qualcosa di utile a riguardo.

Lo stesso vale nel contesto lavorativo: mi è già capitato di vedere più di un caso in cui una persona, prima ancora di sapere se vedrà il proprio contratto rinnovato o meno, decida di cercare un altro lavoro. Se invece prendesse in mano la questione e convocasse lei stessa un incontro direttamente con il proprio responsabile per togliersi ogni dubbio? Ovviamente l’obiettivo è portare la situazione a proprio favore cercando di mettere in luce i vantaggi del suo rimanere in azienda (visione win-win). A volte ciò che spaventa è il timore di sentirsi dare una risposta non gradita, ma non agendo in questo senso si può perdere una grande possibilità.

Per concludere

Quindi, è bene ricordare ancora una volta che non è possibile controllare tutto, né si può pretendere che le persone si comportino come ci aspettiamo (vale a dire, secondo la nostra logica). Dobbiamo essere in grado di far fronte a una certa dose di incertezza e correre dei rischi per ciò che per noi è importante.

Concludo con due frasi, una di Edward Rutherfordestres:

"Il marinaio prepara la sua barca, studia il percorso, programma l’itinerario e salpa; non può fare nient'altro. Non può sapere in quali tempeste si imbatterà, o se ritornerà mai a casa. Però naviga".

E un’altra di Ayn Rand:

"Non lasciare che l'eroe che vive nella tua anima muoia nella solitaria frustrazione per la vita che meritavi ma che non hai potuto raggiungere".

E ora, siamo pronti a salpare e a diventare degli eroi?

 


 

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Scritto da

Cegos

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