Self-Empowerment: saper fare, saper essere

Emanuele CastellaniCEO Cegos Italia & Cegos APAC

il trono delle competenze self-empowerment

Quante volte abbiamo attribuito un nostro insuccesso alla mancanza di capacità? E quante volte, invece, abbiamo avuto la lucidità di scomodare la nostra inadeguatezza personale per motivarlo? La cura del saper fare deve essere accompagnata da quella del saper essere.

Il personaggio che ho scelto quale migliore testimonial di self-empowerment è Arya Stark, quello che mostra la maggiore evoluzione nel confronto tra le prime e le ultime puntate della Serie de Il Trono di Spade.

Perché alle prese con la Business Transformation suggeriamo di curare il proprio Self-empowerment? La Business Transformation è innanzitutto una fase di transizione; se il talento non si adegua le fasi di passaggio possono trasformarsi in fasi di rottura. La connessione diretta attesa tra talento e performance rischia di tracollare sotto il peso delle aspettative, delle pressioni per i risultati e distrarre dalla prestazione e dal focus principale.

Ecco perché il Self-empowerment è fondamentale. Concentrarsi solo sull’arricchimento del proprio bagaglio di capacità per portare con sé una cassetta degli attrezzi sempre più fornita, sarebbe limitante o incompleto; dobbiamo vincere anche una sfida al rafforzamento personale per migliorare proprio la capacità di portare con sé quella cassetta.

Le fasi di trasformazioni accentuano il processo di logoramento delle capacità così come mettono a dura prova la solidità della persona.

Perchè Arya Stark

Arya Stark mostra una chiara visione di sé e di ciò che vuole essere, fin da piccola:

  • vuole essere abile nel maneggiare la spada e, pur essendo femmina e scoraggiata da chi la circonda, trova il modo di realizzare tale desiderio
  • non vuole sottostare ad una condizione inaccettabile dopo la morte del padre e fugge per trovare la propria dimensione

Ogni sua mossa è dettata dalla nitida visione di sé, e parallelamente porta con sé una fase di upgrade del proprio set di competenze. Diviene una spadaccina frequentando lezioni con un maestro molto apprezzato e riconosciuto, acquisisce sofisticate tecniche di combattimento e assassinio vivendo parte della propria vita all’interno della Casa di Bianco e Nero, al servizio del Dio dai Mille Volti. Ha un piano di “sterminio” di tutti coloro che le hanno fatto del male e, passo dopo passo, cerca di realizzarlo rafforzandosi e aggiungendo di volta in volta un piccolo e nuovo pezzo del puzzle.

Dunque, ricapitolando self-empowerment significa: lettura del contesto, visione di sé, analisi dei propri bisogni, valutazione delle alternative di intervento, metabolizzazione di quanto acquisito, messa in pratica, valutazione; per poi ripartire da capo con una nuova lettura del contesto e così via.

Il self-empowerment secondo FranklinCovey

Una struttura di self-empowerment molto apprezzata a livello mondiale è quella di Stephen Covey, secondo cui la persona deve essere capace di lavorare sul proprio paradigma e modificarlo se necessario. Una persona si realizza nell’interazione con il prossimo ma tale interazione può essere fruttuosa solo se avviene dopo la conquista della vittoria privata. Quest’ultima è ottenibile mediante un approfondito lavoro su tre concetti legati alla Responsabilità personale, alla Gestione personale e alla Visione personale.

Senza vittoria privata non c’è indipendenza e senza indipendenza non c’è interdipendenza.

Per lavorare con convinzione su questi aspetti bisogna accettare il concetto per cui si ottiene (you get) in funzione dei comportamenti che si pongono in essere (you do) che dipendono a loro volta dalla lettura delle circostanze (you see).

Il self-empowerment diventa quindi condizione propedeutica e accompagnatoria rispetto al processo di trasformazione delle capacità in competenze.

 


 

Ti sei perso gli altri articoli dedicati al Trono delle Competenze? Vai all’introduzione e al primo e secondo capitolo dedicato alla saga.

Per approfondire il tema, consulta il programma del corso “Self empowerment: riconoscere il proprio potenziale e tradurlo in performance"

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Scritto da

Emanuele Castellani

Emanuele è entrato a far parte del Gruppo Cegos nel 2011 ed è oggi membro dell'International Group Committee di Cegos SA, CEO di Cegos Italy e Cegos Apac. La sua carriera è iniziata nel gruppo Adecco nel 2000 e è continuata in ADP nel 2009, aprendo la sua esperienza nel settore delle risorse umane. Ha trascorso la sua vita professionale costruendo organizzazioni di successo, start-up e trovando nuovi modelli di business. Negli ultimi 20 anni ha lavorato con le principali multinazionali delle risorse umane ed è nota la sua esperienza negli ambiti di recruiting, amministrazione del personale e formazione. Emanuele è particolarmente appassionato ed esperto di temi legati al Talento. Trattando della trasformazione in atto a livello globale afferma: “Le persone non hanno mai completamente soddisfatto il proprio desiderio di progredire poiché questo fa parte della natura umana. L'apprendimento continuo, potenziato dall'apprendimento digitale integrato al face-to-face tradizionale, sta diventando più una necessità che un bisogno. Le competenze invecchiano molto rapidamente e il tempo per colmare il gap è diventato troppo breve". Nella sua attuale posizione, sostiene e incoraggia il ruolo del digitale in ambito Learning & Development, nonché l'importanza dell’apprendimento continuo.
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