Smart Communication

Emanuele CastellaniCEO Cegos Italia & Cegos APAC

Parlando di comunicazione, ritengo che l’avvento dei social network sia di straordinaria importanza: uno spartiacque epocale (senza voler apparire blasfemo) divide l’Avanti-Social (A.S.) e il Dopo-Social (D.S.).

Fino all’avvento dei social esistevano 3 modi di parlare ad una platea più estesa di 4 o 5 persone. I media quali radio e TV, non certo accessibili a tutti, giornali, riviste e libri, forse ancor più “chiusi” dei precedenti, oppure eventi organizzati, sicuramente meno probabili e più costosi in termini di investimento ed organizzazione. Quante volte avete parlato ad un pubblico nel A.S.? E da quando avete l’account di Facebook, Twitter, Linkedin…?

il trono delle competenze smart communication

La comunicazione al tempo dei Social

Più che opportunità, saper comunicare ad un pubblico, è oggi una necessità. Una necessità dovuta anche al fatto che, se è sempre stato vero che è “impossibile non comunicare”, oggi lo è ancora di più, specie se si è titolari di un profilo social.

Daenerys Targaryen

Il personaggio del Trono di Spade che è più efficace nella comunicazione “1 to many” è senz’altro Daenerys Targaryen.

"Nata dalla tempesta", “la prima del suo nome”, “regina degli Andali”, “dei Rhoynar e dei Primi Uomini”, “signora dei Sette Regni”, “protettrice del Regno”, “principessa di Roccia del Drago”, “khaleesi del Grande Mare d'Erba”, "la Non-bruciata", "Madre dei Draghi", “regina di Meereen”, "Distruttrice di catene"...
Non è un caso se Daenerys si porta dietro una sfilza di titoli e soprannomi; il suo nome gira facilmente, per effetto delle sue conquiste ed anche del suo modo di comunicare, con frequenza e capacità. Daenerys riesce a parlare ai cuori. È la sua modalità e deriva anche dall’obiettivo che si prefigge ogni qualvolta si trovi dinnanzi ad una folla: parlare ai cuori per muovere le folle.

Gli obiettivi della comunicazione

Quando scriviamo un tweet, un post, un messaggio agli amici di Facebook (ma anche quando usiamo fotografie o immagini – sempre di comunicazione si tratta) lo facciamo con un obiettivo.

  • Condividere: abbiamo un contenuto che desideriamo rendere di pubblico dominio. Per raggiungere efficacemente questo obiettivo è necessario saper utilizzare una chiave di comunicazione efficace ed efficiente. Ecco perché si è moltiplicato a dismisura l’uso di immagini e fotografie. Saper parlare o scrivere altrettanto efficacemente è di sicuro meno facile.
  • Insegnare: tra virgolette direi... nel senso che, quando il contenuto che si vuole divulgare e condividere ha una valenza formativa (anche nel senso di stimolare una riflessione), lo si deve porgere al prossimo in modo tale che non solo venga letto o ascoltato, ma anche capito, interiorizzato. Si deve fare in modo che le parole vengano ricordate. Depositate cioè nella memoria a breve, poi in quella a lungo termine, per poi essere ripescate in caso di utilità.
  • Procurare una reazione: questo è l’obiettivo più alto che la comunicazione possa porsi. Perciò è necessario usare un metodo, un canale e parole che inducano all’azione, che smuovano, che procurino un effetto nel “ricevente”.

Siamo in campagna elettorale per le elezioni del 4 Marzo in Italia e questo è sicuramente l’obiettivo di tutti i comizi che si sono svolti negli ultimi mesi. Portare le persone a votare per l’uno o l’altro partito. La diminuzione della percentuale di partecipazione al voto è ad esempio un chiaro indicatore di fallimento della comunicazione.

Non controllare le parole, il canale e la modalità di comunicazione oggi è pericoloso. Nella sfera informale degli amici la gaffe è in agguato, nella sfera professionale i rischi sono quelli della inefficacia e del conseguente danno economico. La reputation, invece non è più disgiunta; nel senso che i confini tra la sfera informale/amicale e quella professionale sono sempre più sfumati e impalpabili.

Rinunciare a comunicare in pubblico è probabilmente una pazzia… è inefficace, produce lentezza e non favorisce l’espandersi delle relazioni, dei pensieri e dei contenuti.

Concludo con una frase un po’ provocatoria, che mi ha colpito molto, pronunciata da uno dei nostri consulenti, Luigi Carrera, in un contesto in cui la comunicazione era il tema centrale:

“Occhio che ti vedono, e se non ti vedono non sei nessuno, ma se sei qualcuno, devi anche essere coerente”.

 


 

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Scritto da

Emanuele Castellani

Emanuele è entrato a far parte del Gruppo Cegos nel 2011 ed è oggi membro dell'International Group Committee di Cegos SA, CEO di Cegos Italy e Cegos Apac. La sua carriera è iniziata nel gruppo Adecco nel 2000 e è continuata in ADP nel 2009, aprendo la sua esperienza nel settore delle risorse umane. Ha trascorso la sua vita professionale costruendo organizzazioni di successo, start-up e trovando nuovi modelli di business. Negli ultimi 20 anni ha lavorato con le principali multinazionali delle risorse umane ed è nota la sua esperienza negli ambiti di recruiting, amministrazione del personale e formazione. Emanuele è particolarmente appassionato ed esperto di temi legati al Talento. Trattando della trasformazione in atto a livello globale afferma: “Le persone non hanno mai completamente soddisfatto il proprio desiderio di progredire poiché questo fa parte della natura umana. L'apprendimento continuo, potenziato dall'apprendimento digitale integrato al face-to-face tradizionale, sta diventando più una necessità che un bisogno. Le competenze invecchiano molto rapidamente e il tempo per colmare il gap è diventato troppo breve". Nella sua attuale posizione, sostiene e incoraggia il ruolo del digitale in ambito Learning & Development, nonché l'importanza dell’apprendimento continuo.
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