Perfezionismo: sì o no?

Di | 13 dicembre 2019

Sei molto critico nei confronti del tuo lavoro? Preferisci lavorare da solo piuttosto che in gruppo, in modo da poter fare tutto “a modo tuo”? Se hai risposto sì a queste domande, vuol dire che sei un perfezionista!

Oppure, se non proprio un perfezionista, sicuramente sei una persona esigente con se stessa che cerca di dare sempre il massimo nel proprio lavoro. Non si tratta di una caratteristica negativa del carattere, tuttavia possono emergere dei problemi quando si tende all’eccesso.

Perfezionismo

Il perfezionismo è definito come una tendenza alla ricerca della perfezione. Secondo alcuni studi, può svilupparsi fin dall’infanzia, quando si viene premiati dai parenti per alcuni risultati accademici o atletici. Ciò porta a un crescente desiderio di compiacere gli altri che rimane fino all’età adulta.

Caratteristiche

Un perfezionista è di solito molto organizzato, attento ai dettagli, determinato, perseverante, metodico e meticoloso. Inoltre, tendenzialmente non accetta il fatto di commettere degli errori e non affronta molto bene le critiche esterne.

Pro e contro

Spesso, queste caratteristiche fanno la differenza nella vita personale e professionale di una persona. Puntiamo tutti ad essere i migliori in quello che facciamo, quindi lavorare sodo è sempre un vantaggio. Tuttavia, quando si è troppo perfezionisti, si crea una routine di aspettative così elevata e stressante che non fa bene né a se stessi, né alle persone attorno. Inoltre, è difficile adattarsi a nuove situazioni, il che può limitare il successo.

Perfezione o frustrazione?

Essere eccessivamente perfezionisti può portare a stati di angoscia e ansia. Uno standard molto impegnativo da mantenere non consente alla mente di riposare, mantenendosi leggera e focalizzata. Ciò porta ad un circolo vizioso autodistruttivo, il cosiddetto perfezionismo nevrotico. Comportamenti eccessivamente ripetitivi, eseguiti per avvicinarsi a un obiettivo rigoroso, possono trasformarsi in un vero disturbo ossessivo compulsivo che conduce a fenomeni depressivi o di fobia sociale.

Queste conseguenze sulla salute mentale dell’individuo sono ovviamente tra le più gravi, che si verificano in casi estremi. In generale, studi rivelano che il perfezionismo è in aumento e ne illustrano una crescita significativa negli ultimi tre decenni.

Perfezione vs. produttività

È importante non confondere la perfezione con la produttività. Spesso, un atteggiamento eccessivamente perfezionista e critico ritarda il lavoro, piuttosto che renderlo migliore, compromettendo le prestazioni professionali.  

Tuttavia, non è sempre facile rinunciare alla perfezione, sia a causa di ambienti di lavoro competitivi o del proprio orgoglio o personalità, sia per la paura del fallimento. Per essere più produttivi e meno perfezionisti, pensiamo alla famosa frase della dirigente operativa di Facebook Sheryl Sandberg  “fatto è meglio che perfetto“.

Il perfezionismo non dovrebbe influire sui propri progressi: non bisogna infatti rinunciare a puntare al meglio! Focalizzarsi sulla produttività significa, ad esempio, che si può imparare a gestire meglio il proprio tempo e scadenze, o persino sviluppare e rafforzare la propria intelligenza emotiva per prendere decisioni più assertive

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