Cos'è un feedback e perché è importante?

Giovanna MundoConsulente, Trainer, Coach

Perché è così importante approfondire una tematica come il feedback? Partiamo da una certezza: il mondo delle nostre relazioni è migliore quando ne fanno parte persone consapevoli.

E le persone diventano consapevoli quando vengono nutrite da apprezzamenti e riconoscimenti, così come si sviluppano quando vengono aiutate a riconoscere i propri talenti e le proprie aree di miglioramento.

cos'è un feedback

Più impariamo a relazionarci in modo funzionale, più miglioriamo la qualità della nostra vita.

In linguistica si usa spesso affermare che il fallimento di una relazione è il più delle volte il fallimento di una comunicazione.

Cosa significa imparare a dare e ricevere feedback?

Significa impattare positivamente sull’ambiente sociale in modo che si sviluppino dinamiche aperte e si crei un buon clima.

A cosa ci riferiamo in particolare quando parliamo di “ambiente sociale”?

Parafrasando una definizione della Treccani, possiamo dire che l’ambiente è l’insieme delle condizioni culturali e morali nel quale ci troviamo a vivere. Qual è l’elemento più importante di questo insieme? Sicuramente l’insieme delle persone da cui si è abitualmente circondati.

Anche in termini neurologici, è scientificamente provato che le 5 persone che frequentiamo e con cui interagiamo più spesso inducono cambiamenti a livello cerebrale. Possono modificare il nostro assetto umorale e anche influenzare - negativamente o positivamente - la nostra autostima e la nostra capacità di apprendimento.

Questo ci fa capire quanto sia necessario investire in termini di qualità nella costruzione di questo ecosistema sociale in modo che possa accelerare il nostro sviluppo cognitivo e emotivo.

E al lavoro questo in cosa si traduce?

È sempre più abusato il concetto di team e delle sue relative osservazioni per una migliore gestione delle risorse. I modelli e i manuali al riguardo sono molteplici e alcuni sembrano, a volte, proporre indicazioni contradditorie. Come ci possiamo orientare in questa mole di informazioni e sollecitazioni?

Pensiamo alla nostra consapevolezza come un percorso a tappe.

  1. Il nostro ambiente di lavoro è costituito dal nostro team, quindi potremmo dire che l’ambiente lavorativo è fatto di persone
  2. Il feedback agisce sull’ambiente: lo fa in modo anche vivo e latente e si innesta in un circolo di più ampio respiro come la cultura aziendale e gli assunti valoriali che ne caratterizzano le fondamenta
  3. Lavorare su noi stessi per allenarci a dare e ricevere feedback funzionali significa essere parte attiva di un processo di miglioramento continuo, che ha effetti non solo sul breve ma soprattutto sul lungo termine
  4. Sviluppare unacultura del feedback significa, inevitabilmente, lavorare sul team e sulla sua efficacia

Come si costruisce in concreto una cultura del feedback?

È inevitabile partire dalla comunicazione.

Quale elemento risulta troppo spesso sottovalutato e invece indispensabile per agire in questa direzione? L’ascolto è la forma di comunicazione più alta. Ascoltare vuol dire accogliere, abbattere eventuali muri.

Significativa e ricca di spunti è l’iniziativa implementata da J. Bezos, fondatore di Amazon, che ha ben presente quanto sia importante gratificare l’impegno e la proattività dei collaboratori. Per questi motivi, in Amazon esiste un approccio che potremmo tradurre come “Il metodo del sì istituzionale”.

Il metodo del sì istituzionale: in cosa consiste?

Quando un dipendente propone una idea o un progetto nuovo, il manager di riferimento in automatico risponderà con un "".

Nel caso volesse dire no, dovrà spiegare dettagliatamente le motivazione ma non prima di aver ascoltato e dedicato tempo alla nuova proposta.

È un modo - originale - per disincentivare il rifiuto.

Questo ci porta ad una considerazione molto potente: dire sì a noi stessi e alle persone che ci circondano è un mezzo formidabile per incrementare e incentivare l’autonomia e la capacità di esporsi e proporre.

Se ci pensate, tutti quanti noi sin da piccoli abbiamo imparato grazie a questi feedback.

Un aneddoto storico sull’importanza del feedback

Fra’ Salimbene, nella sua Cronaca medievale, riferisce che l’imperatore Federico II, nel tentativo di individuare l’origine del linguaggio, coinvolse un gruppo di neonati in un curioso esperimento.

Federico II decise infatti di allevare un gruppo di neonati in assoluto silenzio: i piccoli furono toccati quel minimo indispensabile alle cure igieniche al fine di eliminare completamente le loro possibilità di interazioni linguistiche con le nutrici. L’esperimento doveva risolvere un’annosa questione che si dibatteva fin dai tempi più antichi: qual è la lingua più antica? L’egizio? L’aramaico? L’ebraico?

Dopo 3 mesi di carenza di contatti i bimbi svilupparono una grave apatia, inespressività del volto, ritardo motorio e deterioramento della coordinazione oculare. Nelle loro culle si formò un piccolo avvallamento che li avvolgeva completamente. I piccoli entravano in uno stato che lo studioso Spitz paragonò al letargo.

Cosa era irrimediabilmente accaduto? A quei piccoli era mancata una delle leve vitali non solo dell’apprendimento ma della stessa sopravvivenza: il rinforzo sociale, il riscontro, il feedback appunto.

Alla luce di questo evento storico, possiamo allora leggere con maggiore chiarezza anche l’etimologia della parola che viene dall’inglese -to feed- che significa appunto “nutrire”.

Cominciamo sin da subito a vivere, accogliere e sviluppare il concetto di feedback come nutrimento prima di tutto per noi stessi con uno sguardo rivolto al futuro.

In alcuni studi, si parla non a caso di feed-forward: che ben identifica quanto fare tesoro dei feedback ricevuti impatta sulle persone che possiamo diventare.


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Scritto da

Giovanna Mundo

Giovanna Mundo è Neurolinguista e HR Manager, con esperienza ventennale in qualità di Responsabile della Formazione e Sviluppo del personale di multinazionali. Alle competenze manageriali acquisite sul campo, unisce lo studio costante e la passione per la neurolinguistica e le neuroscienze applicate al mondo della formazione e dell’empowerment. Nel 2015 si certifica come “Esperta per la progettazione di percorsi di Mentoring” ed è coordinatrice del progetto europeo per la leadership e l'empowerment femminile di Lidl Italia, finalizzato a sviluppare e sostenere le donne in ruoli dirigenziali. Nel 2018 si certifica come Coach Evolutivo. Nel 2020 si certifica come Practioner per l'uso di tecniche di foto-linguaggio con la metodologia internazionale di Points of You. È socia attiva della Società Europea di Mentoring e Coaching Council (EMCC) e nel 2018 ha fondato Arbor Italia, società di consulenza e formazione strategica per le Umane Risorse grazie alle neuroscienze applicate.
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