Blog di Sviluppo Personale

Abbandonare la propria comfort-zone con coraggio e resilienza

Marta V. ha compiuto da poco 40 anni e, quasi contemporaneamente ai regali di compleanno, ha ricevuto un importante riconoscimento nell’azienda in cui lavora. Dopo 8 anni di lavoro nell’ufficio amministrativo, le viene proposta una promozione al ruolo di responsabile del recupero crediti.

Soddisfazione, gioia, realizzazione ben presto lasciano il campo ad ansia, incertezza e paura.

Nuovo ufficio, capo, colleghi, responsabilità, ruolo, interlocutori, obiettivi, KPI, rischi, orari di lavoro e probabilmente, un difficile periodo di adattamento da conciliare con gli impegni familiari, derivanti da marito e figli.

Marta si trova in una zona di confine tra il “noto” e l’”ignoto” di fronte all’importante scelta circa l’abbandono della propria zona di comfort. Note sono le proprie capacità all’interno della zona di comfort, ignote sono le capacità al di fuori: è necessario far leva su ciò che pensa di poter fare, piuttosto che trarre giovamento dall’osservare l’operato quotidiano, ormai svolto con competenza, sicurezza e serenità.

 

Resilienza

Quando viviamo in prima persona il cambiamento sottostimiamo la resilienza – capacità di affrontare un periodo di turbolenza e riconquistare a posteriori il nostro equilibrio precedente. Non abbiamo abbastanza fiducia nelle nostre capacità di adattamento e flessibilità, nella capacità di affrontare le sfide con coraggio e soprattutto, tendiamo a sopravvalutare la gravità del cambiamento, ovvero le probabilità che il “negativo” si avveri. Sottovalutiamo il valore dell’aiuto che possiamo ricevere e la quantità di risorse esterne che possiamo attivare per supportarci durante la fase di transizione.

Semplificando, durante il cambiamento spesso la nostra lettura della situazione è distorta: ridimensioniamo la percezione delle risorse interne e enfatizziamo la percezione del rischio e delle difficoltà legate al nuovo scenario.

Come affrontare la situazione e valutarla in maniera oggettiva, giungendo ad una decisione che sia molto probabilmente (non sicuramente) corretta?

Piano d’azione

Schematicamente, possiamo procedere con un’auto-analisi in-out, chiedendoci:

 Stesura del piano d’azione formativo

  Valutazione della propria sfera d’influenza

 Valutazione del carico di lavoro

 Coinvolgimento del network personale

 Valutazione e definizione del follow-up

 

Spunti di riflessione

Affrontando momenti di cambiamento ed essendo sottoposto a forte stress:

  1. Quanto è stato importante definire un piano di formazione personale per pianificare l’acquisizione delle nuove competenze necessarie?
  2. Quanto sei riuscito a pianificare il carico di lavoro ed a seguire conseguentemente tale pianificazione?
  3. Quanto si è rivelato importante il contributo delle risorse circostanti?
  4. Quanto sei riuscito a dar seguito al previsto follow-up?

 


 

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